Parlando lato educativo e di risonanza magnetica si possono valutare differenti metodiche e approcci ma allo stesso tempo si possono anche prendere in considerazione alcuni strumenti specifici che ci consentono di metterci fisicamente di fronte ad una simulazione di console di comando per risonanza magnetica. Parliamo di veri e propri software completi che cercano di fornire all’operatore o allo studente un’esperienza più simile possibile a quella del lavoro del tecnico di radiologia. Esistono differenti categorie di simulatori di risonanza magnetica con diverse sottocategorie e capacità.
I simulatori basati su set dati di immagini veramente acquisite che si affidano a immagini preacquisite su fantoccio o su volontario , quindi generalmente immagini isotropiche 3D preacquisite e successive tecniche di riformattazione multiplanare. Questo tipo di simulatori sono più simulatori di imaging che di risonanza magnetica perchè vanno a creare più interazioni sull’anatomia e sul posizionamento dei piani che sul segnale vero e proprio dei voxel.
I simulazione per risonanza magnetica puri di segnale RM che vanno a di generare segnali e immagini da zero utilizzando stime matematiche, sulla base di sequenze di impulsi e concetti di base della fisica della risonanza magnetica descritti da espressioni analitiche. Questo tipo di simulatori esistono anche in versioni più avanzate permettendo di generare ogni immagine da zero, misurando il segnale MR per ogni spin all’interno di ogni voxel, per il volume anatomico selezionato e per ogni passo temporale della sequenza di impulsi. Questa misurazione completa cattura l’evoluzione del segnale MR durante l’applicazione della sequenza di impulsi, consentendo la costruzione di K-space (dati grezzi) e la successiva ricostruzione dell’immagine MR tramite una trasformata di Fourier inversa. A differenza dei simulatori basati su dataset acquisiti, questi simulatori sono più destinati a chi vuole capire alcune meccaniche di variazione del segnale dopo la modifica di parametri di acquisizione della sequenza di impulsi.
La mia personale opinione su questi simulatori è che ad oggi hanno un interesse relativamente limitato perché, sebbene abbiano sicuramente la loro utilità nell’aiutare professionisti alle prime armi ad approcciarsi al lato operativo, non vanno a a ricreare le vere situazioni in cui ci possiamo ritrovare nella routine di tutti i giorni. Mi riferisco a problematiche di gestione della preparazione del paziente all’esame, a crisi claustrofobiche, esami in posizioni non convenzionali, patologie inattese, artefatti sull’immagine da correggere o limitare, protocolli con tempistiche specifiche, gestione del mezzo di contrasto e molto altro. Se uno studente vuole provare a “navigare” dentro un dataset di immagini può farlo tranquillamente con un dicom viewer e con un dataset scaricato da internet (se ne trovano centinaia) o fornito dal tutor. Se invece vuole mettersi a giocare con i parametri, ormai le apparecchiature hanno talmente cosi tante opzioni che non forniranno mai risultati simili se compariamo costruttori differenti. In tutto questo proviamo anche ad analizzare la tendenza di questi anni e cioè di portare sempre più la gestione dell’acquisizione all’intelligenza artificiale, spostando sempre di più il ruolo del tecnico sul lato “paziente” limitando ulteriormente l’interesse di questi software di training specifico.