E‘ lo spessore della parte del corpo che viene rappresentato in quel determinato strato.
Infatti, nonostrante l’immagine che guardiamo sia 2D, è la rappresentazione di un volume 3D Nell’imaging di base non ci interessa vedere anche lo spessore, comunque non darebbe informazioni aggiuntive in riferimento allo strato stesso e limiterebbe la vista dell’intera area coperta dall’immagine: diverso il discorso della rielaborazione multiplanare e 3D di un insieme di strati (vedi capitolo specifico).

E’ quindi necessario introdurre il concetto di voxel, che non è altro un volume in cui due dimensioni sono quelle relative al pixel e la terza è quella relativa allo spessore.

Generalmente nell’imaging standard si è costretti a lavorare con dei voxel in cui i due lati del pixel sono molto più piccoli del lato dello spessore, anche se alcune sequenze vengono impostati con parametri che permettono di ottenere un voxel isometrico (cioè con i tre lati delle stesse dimensioni).

La scelta dello spessore da utilizzare è totalmente vincolata all’artefatto da volume parziale (vedi capitolo specifico). Quest’ultimo infatti, relativamente al suo effetto sullo spessore, può dare degli svantaggi ma allo stesso tempo dei vantaggi. Lo spessore deve essere impostato in modo diverso a seconda della struttura anatomica da studiare, al dettaglio anatomico ricercato, e all’effetto che si vuole ottenere.
Infatti ogni voxel è rappresentato con un solo valore della scala di grigi, quindi tutto quello che è compreso nel volume del voxel viene considerato come una cosa sola ed omogenea (anche se invece coesistono più strutture con forma e segnale diversi)
Generalmente comunque più lo spessore è ridotto e più dettagliate sono le informazioni contenute nel voxel. Sarebbe quindi preferibile utilizzare sempre valori di spessore più bassi possibile. Purtroppo questa scelta è afflitta da notevoli problemi tecnici: diminuendo lo spessore
A) diminuisce il SNR, con perdita della qualità di immagine. E’ necessario quindi aumentare le medie per recuperare il segnale perso, con conseguente aumento del tempo di scansione
B) se numero di strati rimane invariato, si ha una riduzione della zona studiata
3) se è necessario studiare la stessa zona anatomica è necessario aumentare il numero di strati con conseguente aumento del tempo di scansione.

Esistono alcune tecniche che prevedono l’utilizzo di spessori elevati (ed in questo caso l’artefatto da volume parziale diventa un vantaggio), ed in genere sfruttano le caratteristiche di sequenze ad altissimo contrasto. Se infatti una sequenza ci permette di ottenere segnale solo dalla struttura che vogliamo esaminare, possiamo decidere di voler visualizzare l’intera struttura (in tutto il suo spessore) in un solo strato. Le applicazioni sono in genere gli studi di organi cavi contenenti liquidi ad alto contrasto (T2 per i liquidi, T1 per forti concentrazioni di mezzo di contrasto): effetto mielografico in T2, colangioRM in T2, UroRM in T2 o in T1 dopo mdc, visualizzazione dell’orecchio medio in T2, Angio CE dinamiche con mdc