In tutte le metodiche radiologiche esiste la possibilità che sul risultato finale appaino artefatti più o meno importanti, di vario tipo anche in relazione al principio fisico di formazione dell’immagine.
La risonanza magnetica non è esente da artefatti, anzi sicuramente è quella che ne ha con più frequenza e di tipo differente.
Volendo definire la parola “artefatto” possiamo dire che è un immagine indesiderata e fuorviante che appare sulle immagini normali.
Non tutti gli artefatti appaiono con la stessa entità su tutte le apparecchiature RM e per tutte le sequenze, e generalmente vengono considerati come fattori peggiorativi e di degrado dell’informazione contenuta dell’immagine.
Fanno eccezione alcuni casi specifici: chemical shift e pulsazione
Abbiamo pensato di suddividere gli artefatti in:
Prevedibili: che Si verificano sempre in determinate condizioni
Imprevedibili: Dovuti a fattori casuali
Anche la frequenza con cui si verificano può essere un fattore descrittivo importante per capire quante probabilità potremo avere di incontrarlo.
L’Overflow di radiofrequenza è un artefatto raro e imprevedibile
E’ causato da un eccessivo segnale in arrivo al convertitore analogico digitale dell’apparecchiatura.
Gli utilizzatori esperti possono cercare di porre rimedio variando i parametri nel prescanning, in modo da diminuire l’amplificazione.

Per gli errori hardware risultati molto variabili possono essere dovuti ad errori di calcolo dell’hardware dell’apparecchiatura.
Alcuni di questi artefatti possono anche essere causati da problemi nelle connessioni delle bobine.
Per fortuna sono artefatti rari, ma rimangono comunque imprevedibili.

Le eddy current sono delle correnti indotteche creano segnale alterato e che possono verificarsi in presenza di materiale metallico nella zona di interesse quando vengono eseguite determinate sequenze (ad esempio nelle EPI e DWI).

Disomogeneità da segnale della bobina.
La maggior parte delle bobine usate in RM sono ormai formate da numerosi elementi che ricevono il segnale singolarmente. Dei software specifici si occupano di rendere il segnale omogeneo ma a volte possono verificarsi errori tecnici non prevedibili.
Nell’immagine è possibile vedere come lungo tutta l’altezza della colonna il segnale subisca variazioni importanti, soprattutto nella parte inferiore.
L’esecuzione delle sequenze di calibrazione solitamente risolve i problemi di disomogeneità, ma c’è anche la possibilità di usare campi di vista più ristretti in modo da diminuire il numero di elementi utilizzati.
Le bobine di superficie o le phased array (soprattutto quelle che non circondano completamente la parte anatomica) captano un segnale più elevato quanto più è vicina la parte anatomica (non quelle di quadratura). Sulle parti anatomiche più distanti si verifica quindi una perdita del segnale progressiva proporzionale alla distanza.
La maggior parte delle case costruttrici ha messo a punto delle tecniche di rielaborazione dell’immagine post-acquisizione, che amplificano il segnale delle parti anatomiche più distanti ed attenuano quello delle parti più vcine alla bobina. Il risultato è una omogeneizzazione del segnale su tutto il campo di vista (attenzione: spesso questa tecnica comporta anche un recupero del segnale di strutture artefattuali distanti, che normalmente invece non avrebbero fatto sentire la loro presenza).

Distorsione geometrica ai limiti del campo
Nella maggior parte dei sistemi di acquisizione RM si verifica una distorsione geometrica ai limiti del campo di vista massimo dell’apparecchiatura stesso. Alcune apparecchiature hanno dei software che possono compensare questa distorsione oppure che tagliano automaticamente il FOV oltre le zone in cui la corretta geometria non è assicurata.

Se notevoli quantità di gadolinio si concentrano in una zona limitata il liquido non apparirà iperintenso in T1, ma il segnale diventerà nullo. Questo si verifica con elevata frequenza a livello della vescica e bacinetti renali
Il Problema analogo in di presenta in T2.
Optando per le sequenze fast gradient eco T1 3D si può limitare il problema, ma il risultato non è mai assicurato.

Radiofrequenze esterne: L’apparizione di immagini lineari di questo tipo avviene solitamente a causa di interferenze da radiofrequenze esterne, di solito a causa della porta della sala RM lasciata aperta oppure dai punti di contatto della gabbia di Faraday difettosi. Stessi problemi si possono verificare in presenza di lampadine della sala magnete non funzionanti, o eventuali dispositivi elettronici dimenticati in sala

L’artefatto da troncamento si presenta come linee ripetute, parallele alle differenti interfacce complesse di vari tessuti con intensità diversa.
Si verifica con matrici di acquisizione molto basse e al momento della rielaborazione per la Trasformata di Fourier alcuni segnali vengono tagliati e sull’immagine possono comparire immagini lineari o ad anello.
La soluzione è ovviamente di aumentare la matrice di acquisizione.

Il bounce point Non è propriamente un artefatto.
Si verifica nelle IR quando i pixel che si trovano nell’interfaccia tra due tessuti hanno un valore di T1 tale che il recupero li faccia finire esattamente nel punto 0 della magnetizzazione e quindi daranno segnale vuoto che apparirà come una sorta di interfaccia scura.
L’artefatto da Off resonance si presenta come degli anelli concentrici di tipo ovoidale, nelle parti periferiche dell’immagine, soprattutto per le immagini con FOV molto ampi in determinate sequenze (come ad esempio le balanced).
