Per chi non svolge una pratica assidua nel reparto RM, il concetto di Localizzatore può essere poco chiaro o comunque difficile interpretare in alcuni aspetti specificatamente teorici. Ma il concetto che deve essere colto, alla fine, è relativamente semplice.
In sostanza quando viene svolto un esame RM, è necessario poter avere una serie di immagini iniziali di base che permettano di posizionare poi le scansioni vere e proprie.
Tra le caratteristiche importanti delle sequenze di localizzazione bisogna sicuramente elencare:
- devono essere Brevi, per non portare via tempo prezioso al resto dell’esame.
- devono permettere all’operatore di visualizzare la parte anatomica
nel suo insieme e devono consentire l’individuazione dei principali
reperi anatomici.
- sono generalmente composte da almeno 1 strato in un piano dello
spazio neutro, anche se solitamente hanno 3-5 strati per ciascuno dei
tre piani neutri dello spazio
- generalmente non ha una ponderazione specifica, ma è eseguito con asquisizioni superveloci e ponderazioni miste.
Questa la definizione generica. Ma è importante sapere che ogni localizzatore ha delle caratteristiche specifiche, mi riferisco ai parametri di posizionamento, che possono a priori far capire all’operatore quale sarà il risultato alla fine della sequenza. Possiamo tranquillamente considerare che, nella maggior parte dei localizzatori, ci interessano esclusivamente i parametri geometrici.
Questi parametri di posizionamento sono dei valori numerici che, a seconda dell’apparecchiatura, possono essere assoluti oppure essere misurati in cm o mm se sono delle distanze, oppure in gradi se sono delle inclinazioni.
Vediamo l’elenco dei parametri più importanti:
- numero di pacchetti
- piano anatomico di orientazione di ciascun pacchetto (assiale, sagittale o coronale)
- numero di strati per ciascun pacchetto
- tre coordinate cartesiane (x, y, z) per il posizionamento del punto
centrale del pacchetto (un gruppo di coordinate per ciascun pacchetto)
- tre valori angolari di ciascun pacchetto per definire l’eventuale obliquità nei tre piani dello spazio di ciscuno di essi.
E’ importante specificare il punto 0 (zero) lungo il senso di sviluppo dell’asse Z (l’asse della lunghezza del tunnel) viene definito sul paziente dall’operatore al momento in cui con il laser attivo verrà premuto il pulsante e quindi definita la centratura (che sarà quindi il punto 0): ovviamente il paziente poi verrà traslato nell’asse Z per portare il punto 0 al centro del magnete. Le altre due coordinato invece sono fisse e corrispondenti alle due linee centrali del campo nel senso della larghezza del tunnel (asse X) e nel senso dell’altezza (asse Y). Una cosa che invece pare meno chiara è che i valori delle stesse saranno relativi al paziente, e quindi dipendenti dalla posizione dello stesso.
Per poter spiegare questo concetto saranno necessari alcuni esempi comparativi, in modo da fare notare con più facilità le minime differenze.
Prendiamo ad esempio il sistema Philips. Facciamo riferimento sempre ad un unico punto, che poi rappresenta per esempio il centro preciso dei due assi carteziani centrali del piano. Loro utilizzano valori positivi nel piano Z quando si sale verso Head del paziente, mentre valori negativi scendendo verso i piedi. Stranamente poi per l’asse Y, utilizzano valori positivi per i punti posteriori al punto zero, mentre utilizzano valori negativi per i punti anteriori al punto 0. Per il piano X, usano a destra valori negativi, e a sinistra positivi.
Immaginiamo quindi di aver centrato un paziente di taglia media a livello delle creste iliache, e voler andare ad acquisire un piano coronale puro di centratura automaticamente. (il FOV non ha influenza diretta nel nostro ragionamento ma immaginamo un FOV di 400mm)
Impostando:
Z= 0
X= 0
Y= 0
e nessuna angolazione ovviamente, otterremo come risultato un piano coronale che comprenderà un campo di vista fino a metà fegato e fino indicativamente alle anche, simmetrico lateralmente destra sinistra, e con una posizione di strato probabilmente poco anteriore alla colonna lombare.

Cambiando i parametri in:
Z= +100mm
X= – 80mm
Y= +50mm
il pacchetto rimarrà sempre coronale puro (perchè non abbiamo parlato di angolazioni) ma sarà sopostato più cranialmente e quindi non vedremo più le anche, decentrato a destra, e più posteriore in questo modo vedremo meglio la colonna lombare.

La consapevolezza che il posizionamento possa essere fatto anche in maniera teorica e non solo manuale, andando a modificare manualmente i parametri numerici della posizione degli strati, a mio parere è fondamentale per la tranquillità dell’operatore, che può essere sicuro di avere il maggior controllo possibile sulle impostazioni. Mi è già capitato di aprire delle sequenze e non veder comparire gli strati sull’immagine, perchè completamente fuori campo (anche diminuendo al minimo l’ingrandimento): bhè in questo caso può essere utilissimo andare a richiamare sequenza direttamente tramite i valori numerici.
Altre applicazioni potrebbero essere per esempio la ripetizione di più sequenze con posizione differente nell’asse Z ma che devono mantenere lo stesso centro negli altri due assi (per esempio programmazione di protesi del ginocchio).